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Memoria corporea: quando è il corpo a parlare

Memoria corporea: quando è il corpo a parlare

  Per troppi anni il corpo è stato scisso dal cervello quasi ne fosse elemento estraneo e indipendente. Un cervello ed un corpo; l’uno come una sorta di computer è al controllo di pensieri ed azioni, l’altro, una marionetta che esegue i comandi……Non è assolutamente cosi!

Il corpo è la rappresentazione della nostra storia, porta dentro di sé tracce del passato, dei vissuti trascorsi. Un po’ come una cartina geografica, ci indica dove sono localizzate le esperienze e quali le emozioni ad esse associate. A differenza della “memoria classica” che si attiva per ricordi cognitivi, quella corporea lo fa con veri e propri ricordi fisici, attraverso le sensazioni e le reazioni fisiologiche.

I parametri sono concreti, visibili ad un occhio esperto. Ne riporto alcuni, tra i più semplici:

Tono muscolare

Il nostro sistema nervoso è collegato tramite i nervi spinali ai muscoli, ne controlla sia la funzione sensoriale che motoria.Immaginiamo un forte spavento, il cervello invia segnali d’allarme e di conseguenza la muscolatura si attiva, diventa rigida e pronta alla fuga. Viceversa, immaginiamo uno stato depressivo, in tal caso, il cervello invierà pochi segnali di attivazione, per cui, i muscoli saranno allentati, molli.

Postura e movimento

Le posture e i movimenti sono caratteristici per ognuno di noi. Chi si muove con lentezza, chi con frenesia, chi rigidamente e chi morbidamente. Le posture possono essere chiuse, curve, spavalde ecc. Un bambino tenuto in spazi stretti non svilupperà movimenti ampi, cosi come un bambino spesso giudicato non svilupperà movimenti sicuri.

Respiro

Avete mai fatto caso a come respirate?  Quando prendete aria, si gonfia la pancia o il torace? Il respiro si altera in conseguenza agli eventi, soggetti agitati avranno un respiro corto, quasi affannoso.

Segnali dal e al corpo

Il corpo invia segnali all’esterno, segnali che vanno a creare la comunicazione non verbale, influenzando non poco le reazioni di chi abbiamo di fronte e dunque, la relazione che si instaura con essi.

Ma non solo, il corpo invia segnali anche a noi stessi, attraverso un feedback interno ci parla rimandando stati d’animo che, possono essere intrappolati e dunque ripetitivi. Le vicende passate restano attive e sono percepite come attuali. Ad esempio, un forte allarme attiva la tensione muscolare, che restando tale nel tempo, ci trasmette segnali di allarme continuo….Un cane che si morde la coda, insomma.

La testa non è un computer

Proviamo a fare come i bambini piccoli, quando chiediamo loro: “dov’è il naso? E la bocca?” vediamo che con il ditino toccano il naso e poi la bocca. Dove sono i pensieri? E le emozioni? Scommetto che in molti hanno pensato alla testa e alla pancia. Vi mostro di seguito, quanto sia un errore fare queste associazioni.

La testa

Quando diciamo testa immaginiamo un contenitore di processi razionali, privo di emozioni; una scatola fredda. Non è cosi, per fortuna.

La testa è la parte del corpo che s’impregna di tracce di memoria già nell’utero, nel liquido amniotico il bimbo vive la sensazione di contenimento e protezione. Nel momento del parto è la testa che si fa spazio verso la vita, la prima ad avere il contatto con l’esterno, con l’apertura.

Dopo la nascita sarà la zona più protetta per la sua estrema delicatezza, la mamma l’accarezza e da subito il bimbo sente il sostegno protettivo. Contenimento, protezione, forza e apertura, tutte tracce che andranno a svilupparsi nel corso della nostra vita.

Ma come avviene tutto questo?

La sommità della testa indica la nostra crescita, mettere un segno alla parete per evidenziarne l’altezza è un gesto che noi tutti ricordiamo, cosi come stare in fila a scuola in ordine di altezza o alzarsi sulle punte per farla arrivare più in su, spinti dalla curiosità di vedere.

Nello specifico la fronte, si abbassa anche per riflettere e raccogliere idee. Rabbia e preoccupazione nella classica fronte corrucciata, ci mostra quanto sia emotiva la nostra testa.

Spesso la mano dell’adulto, si poggia sulla testa del bambino in un gesto che è falsamente affettuoso, come a voler dire “stai al tuo posto, sei piccolo”, gesto che potrebbe creare insicurezza e chiusura. Con il tempo andare a testa alta indica sfrontatezza e determinazione, al contrario, la testa bassa è sinonimo di chiusura e timidezza.

Quando il neonato è tenuto in braccio, spesso vediamo il suo mettere la testolina sul collo del genitore, come a proteggerla nella ricerca continua di contatto. Un gesto che possiamo riscontrare da adulti, quando ci accoccoliamo accanto al partner, mettendola nella stessa posizione di quando eravamo piccolissimi.

La fronte è la zona che recepisce il sollievo quando viene rinfrescata, quando la mamma ci posa la sua mano in caso di febbre. La protezione è anche mettere la testa sotto le coperte, dopo un incubo spaventoso. O proteggerla da un forte allarme. Quando la teniamo tra le mani per contenerci, per calmarci.

Prendere coscienza dell’emotività della testa è l’inizio di un nuovo rapporto con essa, una nuova comunicazione con noi stessi e con le nostre sensazioni.

La pancia custode di emozioni

La pancia è la zona del corpo che ci “parla” da subito e lo fa attraverso la fame, la sazietà, i rigurgiti, le colichette. Dalla pancia passa il cibo, il dolore, passa la tenerezza e il contatto intimo. Contatto intimo che crea la mamma, accarezzandola con tenerezza, contenendola durante i dolori, solleticandola per farci sorridere dopo il bagnetto.

E’ una zona attiva come un cuore pulsante, da proteggere e coccolare. Dalla pancia passa la respirazione ed è la zona che si muove morbidamente, dalla pancia nasce una nuova vita, generatore quindi di emozioni. Dalla pancia passa la paura, un forte allarme ci fa mozzare il respiro, la tiriamo in dentro. Paure e allarme continuo alterano la sua mobilità rendendola rigida, in un trattenere continuo quasi doloroso.

La pancia è anche apertura, mettersi distesi rivolgendola verso l’alto non sempre produce sensazioni di piacevolezza, poiché ci si sente vulnerabili agli attacchi. La posizione “pancia sotto” la protegge, si sente il calore del contatto col materasso e questo ci fa sentire al sicuro.

Spesso esperienze poco funzionali alterano la comunicazione con la nostra pancia, si chiudono le sensazioni piacevoli e restano aperte solo quelle negative. Violente scariche di colite, crampi per il respiro rigido, bruciori allo stomaco, disturbi dell’alimentazione. La tristezza, la malinconia, la paura, l’ansia sono tutte nella pancia. Perdiamo le vecchie sensazioni di tenerezza, di contenimento iniziali.

Il centro della nostra emotività risiede nella pancia, impariamo ad ascoltarla.

E se non “sentiamo il corpo”?

Inutile negare che l’intervento di uno specialista del settore è di fondamentale importanza, chiedere aiuto è segnale di forza e voglia di vivere bene. Obiettivo principale è sciogliere le vecchie tracce, contestualizzare l’evento ad un momento passato e ritrovare nuove sensazioni legate al presente.

Possiamo provare ad aprire la comunicazione con il nostro corpo toccando le zone tese e dolenti. Possiamo cambiare la posizione abituale e sentire quanto è rigido il corpo. Possiamo respirare ampiamente e non riuscire in realtà a farlo fino in fondo.

Non siamo esseri frammentati fatti di testa e corpo, ogni millimetro di noi raccoglie in se tracce di memoria. Aprirle significa ascoltare noi stessi; arrivare al benessere in pienezza e totalità.

 

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